IL BATTESIMO PROPEDEUTICO AL SABATO INTERIORE-SOTERIOLOGICO NEL Dialogo con Trifone

23.01.2012 18:09

Il presente contributo nasce dall'opportunità di rilanciare, soprattutto in quest'epoca di crescente secolarizzazione dove i valori immanenti propri del “secolo” hanno la prevalenza su quelli trascendenti, la dimensione del sabato interiore, perché il nostro modo di pensare e di vivere necessita di una vera e propria circoncisione del cuore, in quanto la crisi che noi viviamo “non è fuori di noi (nell'ambiente fisico che ci circonda), ma è innanzitutto dentro a noi stessi, è una crisi del nostro modo di pensare, di percepire e di agire”.1 A tal proposito è pertinente riferirsi alla figura di Giustino martire, il quale ci aiuta a comprendere che il battesimo – le cui componenti essenziali sono a livello soggettivo la circoncisione del cuore e a livello oggettivo la purificazione dei peccati - è la via maestra per pervenire a una vera e propria rinascita del sabato interiore.

In 12,3 Giustino obietta a Trifone che a Dio non è gradita l’osservanza del sabato in senso letterale, perché a Dio è gradito colui che si pente e che si purifica da tutti i peccati:

la nuova legge vuole che osserviate senza sosta il sabato e voi ritenete di onorarlo rimanendo inoperosi un unico giorno, senza comprendere il motivo per cui esso vi è stato prescritto, e se mangiate pane azzimo dite di adempiere la volontà di Dio. Non di queste cose si compiace il Signore nostro Dio! Se vi è tra voi uno spergiuro o un ladro, che smetta; se un adultero, si penta e avrà festeggiato il vero sabato, delizia del Signore, se uno non ha le mani pure, si lavi (lousάsqw), e sarà puro”.2

Il vero sabato quindi per Giustino non consiste nell’inazione ma nella cessazione del peccato, nel rendere onore a Dio tutti i giorni, prolungando così ininterrottamente il sabato in modo permanente nella vita quotidiana. Questo concetto verrà espresso esplicitamente da Origene. Per Origene colui che si consacra a Dio tutti i giorni è colui che si nutre del Verbo in ogni momento della sua vita.3 Anticipando tale ottica per Giustino il cristiano deve consacrare il suo tempo a Dio tutti i giorni, prolungando nel tempo presente sia a livello soggettivo che a livello oggettivo la vita battesimale.

A livello soggettivo, sempre per Giustino, il cristiano inizia a costruire questo suo tempo di consacrazione a Dio mediante la circoncisione del cuore che egli in 12,3 fa precedere al pentimento: “È necessaria ormai una seconda circoncisione e voi andate orgogliosi di quella della carne; la nuova legge vuole che osserviate senza sosta il sabato e voi ritenete di onorarlo rimanendo inoperosi un unico giorno (...)”.4 Infatti Giustino in 12,3, opponendo la circoncisione spirituale alla circoncisione carnale, ha voluto far intendere a Trifone che colui che circoncide il suo cuore è colui che ha il fermo proposito di volgere deliberatamente il suo cuore a compiere la volontà di Dio: È necessaria ormai una seconda circoncisione”;5 mentre in Dial. 113,6-7 e in 114,4 spiega in cosa consiste. Giustino riprende un tema abbastanza noto nella chiesa primitiva: Ferguson a tal proposito sottolinea che Gv il Battista predicava un battesimo per il perdono dei peccati, per cui era fondamentale per lui la confessione del peccato e non la fede in Gesù, in quanto il suo non era un battesimo di autoimmersione come lo era quello cristiano. Ciò che conta nel battesimo di Giovanni è la circoncisione del cuore, ovvero il perdono dei peccati, mentre per Paolo il battesimo riceve un'impronta cristologica, perché viene messo in relazione con la morte e risurrezione di Cristo, presupponendo la predica e la fede al fine di estrarre le sue conseguenze morali6, dal momento che i credenti vengono rigenerati dalla risurrezione di Gesù.

Al fondamento quindi della pratica del battesimo cristiano nel Nuovo Testamento sono presenti i seguenti fattori: il battesimo permette al neofita di entrare a far parte della comunità salvifica mediante il perdono dei peccati, la purificazione e la lavatura. All'inizio della primitiva cristianità, cioè con i padri Apostolici, viene sottolineata, a proposito del tema del battesimo, l'autoimmersione nell'acqua.7

A proposito del tema della circoncisione in 113,6-7 Giustino fa osservare a Trifone che questa non è un argomento nuovo per i giudei, perché già Giosué aveva fatto circoncidere il suo popolo una seconda volta con coltelli di pietra:

6. Del primo Gesù è detto che ha fatto circoncidere una seconda volta il popolo con coltelli di pietra (...) 7. circoncisione che Dio, per mezzo del primo Gesù, voleva ricevessero fin da allora quelli che già avevano la circoncisione iniziata con Abramo: questo intendeva dicendo che Gesù circoncise una seconda volta con coltelli di pietra coloro che erano entrati nella terra santa.8

A partire da tale quadro Giustino fa notare a Trifone che la circoncisione del cuore è prerogativa solo dell'uomo di fede che si propone di aprire il proprio cuore alla legge di Dio, sottomettendo la sua volontà a quella di Dio. In tal modo egli avverte dentro di sé la gioia di essere creatura di Dio e di dipendere da lui, rivivendo nella propria interiorità il sabato della creazione. Restando sempre in tale cornice, Giustino fa notare a Trifone che la circoncisione del cuore, annunciata da Giosué, prefigurava quella con cui

6. lo stesso Gesù Cristo ci ha circoncisi dalle pietre e dagli altri idoli. Di quelli che non erano circoncisi, cioè che venivano dall'errore del mondo, ne ha fatto dei mucchi, essendo essi circoncisi in ogni luogo con coltelli di pietra, cioè con le parole del Signore nostro Gesù. (...). 7. Per coltelli di pietra intenderemo dunque le sue parole, grazie alle quali sì gran numero di traviati, che erano incirconcisi, hanno ricevuto la circoncisione del cuore.9

Nella sua essenza per Giustino le due circoncisioni - sia quella realizzata da Giosué che quella compiuta da Cristo - sono pressoché identiche, perché hanno come base comune il cambiamento di vita, in quanto da una vita di peccato (idolatria) l'uomo, che fa proprie nel sacrario della propria coscienza sia le parole di Dio che quelle di Cristo, restituisce a se stesso la primitiva immagine, per la quale Dio lo ha creato, che, in poche parole, è quella di vivere in piena sintonia con Dio, come nel giorno di sabato. Per Giustino quindi la circoncisione del cuore ha origine dall'iniziativa di Dio e di Cristo, a cui segue l'assenso dell'uomo credente; per cui dall'impatto della Parola di Dio, realizzatasi in Cristo, con una vita condotta da parte dell'uomo all'insegna dell'idolatria e dell'errore ne scaturisce, all'interno della coscienza di ogni uomo, un vero e proprio cambiamento nel modo di pensare e di porsi nei confronti di Dio; cambiamento che si realizza in una vera e propria conversione del cuore. In questo modo il fedele, nell'umiltà della propria coscienza, si rende consapevole di vivere in piena sintonia con il Creatore, divenendo per ciò stesso incarnazione vivente del sabato della creazione. Giustino infatti in 114,4 sottolinea che la circoncisione del cuore consiste nel passaggio da una vita vissuta nel peccato a una vita che l'uomo si propone di vivere, a partire dall'interiorità della propria coscienza, nella gioia, proponendosi di imitare la vita di Cristo nel seguire il suo vangelo:

La nostra circoncisione, seconda nell'ordine essendo apparsa dopo la vostra, ci circoncide dall'idolatria e da ogni male con pietre a spigolo vivo, cioè con le parole proclamate per mezzo degli apostoli della pietra angolare, tagliata non per mano d'uomo.10

Sempre in 114,4 Giustino lega la circoncisione del cuore alla gioia che scaturisce da un cuore che vive all'unisono con Dio, alla stessa stregua dei giudei che nel giorno di sabato predispongono il proprio cuore a gioire dell'incontro con Dio:

I nostri cuori sono a tal punto circoncisi dalla malizia che ci rallegriamo di morire per il nome della bella pietra che fa zampillare acqua viva nel cuore di coloro che per mezzo suo sono giunti all'amore del Padre di tutte le cose e disseta quanti vogliono bere l'acqua della vita.11

Quindi per Giustino coloro che hanno consentito di farsi circoncidere il proprio cuore dal vangelo di Cristo, sono coloro che nel proprio intimo hanno deciso di porsi in relazione stretta con lui, in modo che nel loro intimo venga gustata la gioia del suo amore e quindi del sabato eterno, nel quale il Padre condivideva il proprio amore solo col Figlio ancora prima della creazione del mondo. A partire da tale quadro Giustino vuole dirci che ciò che conta non sono gli atti esteriori e quindi la circoncisione esteriore, ma il nostro modo di porsi dinanzi a Dio. Su questa linea Giustino ci dice che coloro che aprono il proprio cuore alla iniziativa di salvezza del Padre sperimentano, nell'interno del proprio io, la totale sudditanza nei confronti di Cristo che dà la gioia di diventare immortali come lui, divenendo, a partire dalla propria coscienza, dei sabati viventi perché in loro risplende la luce immortale del Cristo glorioso. Esempi significativi di questa intima adesione a Cristo, Giustino li evoca nelle figure dei patriarchi e dei giusti dell'A.T. Infatti, a proposito di Abramo, Giustino spiega a Trifone che la circoncisione carnale gli è stata data quale segno della sua alleanza e “non come giustificazione”.12 Abramo, per Giustino, fu giustificato e benedetto da Dio grazie alla fede quando ancora era incirconciso carnalmente:

Abramo stesso infatti, quando ancora era incirconciso, fu per la fede che ebbe in Dio che fu giustificato e benedetto, come mostra la Scrittura. Quanto invece alla circoncisione, egli la ricevette come segno e non come giustificazione.13

Giustino così fa intuire a Trifone che Abramo era gradito a Dio grazie alla sua intima aderenza al piano di Dio14, in quanto egli approvava fin dalla sua interiorità il suo essere unito a Dio, dalla cui intima essenza risplendeva la luce gloriosa del Dio immortale; alla stessa stregua degli ebrei che quando predispongono il loro cuore a Dio, - e questo avviene soprattutto in giorno di sabato, giorno di totale consacrazione sia nell'interiorità della propria coscienza che negli atti esteriori-, nei loro cuori risplende la luce immortale della gloria di Dio. Giustino fa riferimento anche ad Adamo, Abele ed Henoch, tre personaggi biblici non circoncisi, per mostrare a Trifone che la circoncisione carnale non è necessaria per piacere a Dio, ma è fondamentale la circoncisione del cuore, - vale a dire il fermo proposito di rimanere nel proprio intimo in amicizia con Dio-, anche se in questo passo Giustino non lo ha detto in maniera chiara:

Se infatti fosse stata necessaria, come ritenete voi, Dio non avrebbe plasmato Adamo incirconciso, né avrebbe guardato ai doni che gli offriva l'incirconciso Abele e neppure avrebbe gradito l'incirconciso Enoch, che non fu più trovato perché Dio l'aveva portato via.15

In 19,4 Giustino continua a citare le figure dei giusti di Israele incirconcisi, per far intuire a Trifone la loro decisa volontà di aderire al piano di Dio e di compiere il suo volere, dal momento che essi hanno volto deliberatamente il loro cuore esclusivamente a nutrirsi della Parola di Dio, e quindi a vivere questa apertura del proprio cuore a Dio. In questo modo essi vivono nella propria interiorità la pace interiore, che è propria di colui che vive in piena sintonia col Padre, realizzando così nei meandri della propria coscienza la circoncisione del cuore:

L'incirconciso Lot fu salvato da Sodoma, avendolo fatto fuggire quegli stessi angeli che aveva incontrato e il Signore. Noé, capostipite di una nuova discendenza, entrò incirconciso nell'arca assieme ai suoi figli. Incirconciso era Melkisedek, sacerdote dell'Altissimo, al quale diede le decime Abramo, primo uomo a ricevere la circoncisione nella carne, e che benedisse Abramo stesso e nel cui ordine Dio rese noto, per mezzo di Davide, che avrebbe costituito il sacerdote eterno.16

In tutti questi personaggi dell'A.T. emerge la piena fiducia in Dio; fiducia conseguente a una decisa e deliberata volontà di accogliere la chiamata di Dio. La circoncisione del cuore, per i giusti dell'A.T., secondo Giustino è il punto di coesione tra l'iniziativa divina e la risposta libera dell'uomo, che acconsente di essere fedele al suo progetto di amore. Questa ponderata risposta che l'uomo decide nel proprio intimo a seguito e a causa dell'intervento gratuito di Dio è, non solo per Giustino, ma anche per noi oggi che viviamo nel XXI secolo, appannaggio esclusivo dell'uomo di fede che, nell'aprire il proprio cuore all'amicizia con Dio, assapora nella propria coscienza la gioia di essere in sintonia stretta con Dio, vivendo a livello interiore il sabato eterno. La dimensione trascendente del sabato originario si riflette, per Giustino, in un cuore circonciso dalla fede, dove il credente, nell'interiorità della propria coscienza, assapora la gioia di stare con Dio, di essere in sintonia con lui, vivendo nella propria interiorità un vero e proprio sabato interiore. La circoncisione del cuore quindi per Giustino è la base su cui poggia l'interiorità di una vita sabbatica, vale a dire l'interiorità di una coscienza che gode la gioia di essersi data completamente a Dio, godendo, nell'intimità del proprio cuore, la dimensione trascendente del sabato eterno: lo stesso amore che il Padre viveva insieme al Figlio prima della creazione del mondo, il fedele lo rivive con il Padre nell'interiorità della propria coscienza.

Pertanto questa realtà interiore del sabato eterno, che per Giustino si realizza nella circoncisione del cuore, è il tramite in cui confluiscono sia la dimensione trascendente del sabato eterno che la dimensione antropologico-immanente dello stesso. Infatti nell'intima fedeltà al piano di Dio, vale a dire nella dimensione interiore della propria coscienza, si rispecchia, sempre per Giustino, la fede dei patriarchi in Dio. Dunque il “topos” in cui, secondo Giustino, ha origine, a livello antropologico, la fede al piano di Dio è il cuore, in quanto è nell'intimità della propria coscienza, vale a dire in un cuore circonciso, cioè convertito e trasformato dalla Parola di Dio, che si realizza per Giustino la gioia dell'anima, ovvero il sabato interiore.

In conclusione Giustino vuole dirci che, grazie alla conversione del cuore, il credente ha la possibilità di declinare le proprie facoltà spirituali nella piena fedeltà a Dio, vivendo nell'intimità della propria coscienza il sabato eterno, quello vissuto tra Padre e Figlio in piena dedizione e amore reciproco.17 Quindi per Giustino la copia del sabato eterno si realizza nel sabato interiore, che è appannaggio esclusivo per coloro che hanno convertito il proprio cuore, con l'aiuto della grazia, alla Parola di Dio. È fondamentale nella vita di ogni cristiano, secondo Giustino, la fedeltà interiore al piano di Dio piuttosto che le pratiche esteriori che non portano alla salvezza senza una vera e propria conversione interiore; conversione che sta alla base di una vera e propria rinascita del sabato del cuore.

Conseguentemente per Giustino l'uomo si pente perché egli sa che non può realizzare la volontà di Dio senza essersi contrito interiormente, al fine di liberare il suo cuore dai peccati commessi. Giustino spiega questo concetto avvalendosi dell'immagine degli azzimi. Egli esorta Trifone a “battezzare” l'anima dalle inclinazioni malvagie per togliere il lievito di malizia dalle nostre anime, affinché il corpo sia puro:

'Battezzate' l'anima dall'ira, dalla cupidigia, dall'invidia, dall'odio, ed ecco che il corpo è puro. Questo infatti è il significato degli azzimi, così che non compiate più le opere vecchie del lievito di malizia. Voi invece avete compreso tutte le prescrizioni in senso materiale e ritenete di aver compiuto il vostro dovere verso Dio anche se le mettete in pratica con l'animo pieno di inganno e di ogni altra malvagità. È per questo che Dio vi ha ordinato di impastare, dopo i sette giorni degli azzimi, del lievito nuovo, vale a dire di mettere in pratica opere nuove e non più riprodurre quelle antiche e misere.18

Il motivo della circoncisione è dunque correlato per Giustino al pentimento, - grazie al quale il credente predispone il suo cuore a non peccare più -, condizione previa del lavacro battesimale.

Giustino, sebbene si inserisca nel solco della tradizione ecclesiale del libro degli Atti, riferendosi al pentimento, inteso come il “rimpianto per aver peccato contro Dio, rifiutando Gesù”,19 non si ferma lì, perché per lui il pentimento è la condizione sine qua l'uomo non può raggiungere la pace con se stesso nell'interiorità della propria coscienza. Infatti l'originalità di Giustino consiste nell'aver dato al sabato il significato di realtà interiore. Questa concezione prelude al motivo del “sabato del cuore”, uno dei motivi dominanti e proprio della spiritualità agostiniana. Il vero sabato per Agostino consiste nella tranquillità dell'anima, tranquillità resa possibile da chi, astenendosi dal peccare, si è formato una coscienza retta:

È dentro, è nel cuore il nostro sabato. Accade infatti che molti riposano con le membra, ma hanno la coscienza in tumulto. Chi è cattivo non può avere il sabato: la sua coscienza non è mai tranquilla ed egli è costretto a vivere nel turbamento. Chi invece ha una buona coscienza è tranquillo, e tale tranquillità è il sabato del cuore (...) il cristiano deve vivere nel sabato riposante del suo cuore, nella tranquillità e serenità della sua coscienza, senza turbamenti”.20

Il sabato interiore, sia per Giustino che per Agostino, è strettamente correlato al battesimo, in occasione del quale il cristiano si propone di rompere definitivamente i ponti col peccato per seguire la vita dello Spirito. Così facendo il cristiano, distogliendosi dalle cose del mondo e abbandonandosi alla contemplazione, all'amore e alla lode del Verbo, perviene alla vera pace dell'anima (sabato interiore soteriologico).

A livello oggettivo il cristiano consacra, sempre per Giustino, il suo tempo a Dio purificandosi dai peccati. L’immagine della purificazione dai peccati, per Giustino, ha una chiara risonanza battesimale. Tale risonanza battesimale è legata alla forma verbale lousάsqw che Giustino utilizza anche in 12,3; forma che, come attesta Oepke,21 egli usa per riferirsi all’acqua del battesimo, nella quale chi si è immerso viene purificato attraverso il sangue di Cristo. Infatti Giustino, nel contesto prossimo di Dial. 54,1, allude al lavacro battesimale22 che rimette i peccati a proposito della figura di Cristo che “laverà nel vino la sua veste”; espressione profetica volta a significare anche, secondo Dal Covolo, “un velato accenno al lavacro che monda dai peccati quanti credono in lui23:

Quanto alla profezia del patriarca Giacobbe registrata da Mosè - “Lava nel vino la sua veste, nel sangue dell’uva il suo mantello” - , essa indicava che avrebbe lavato nel suo sangue i credenti in lui. Lo Spirito santo, infatti, con “veste” ha designato coloro che avrebbero ottenuto per mezzo suo la remissione dei peccati: in essi egli è continuamente presente con la sua potenza, e lo sarà apertamente nella sua seconda venuta.24

Anche in 13,1 Giustino, con l'immagine del bagno di penitenza profetizzato da Isaia in 1,16, dichiara a Trifone che questo era figura del bagno salvifico che Cristo offrì a coloro che si purificano nel suo sangue:

Non è certo al bagno che vi ha invitati Isaia, perché vi lavaste (apolousomέnou) dell'omicido e degli altri peccati - peccati che neppure tutta l'acqua del mare basterebbe a purificare - , bensì naturalmente si riferiva già allora a quel bagno (lουτρόν) salvifico che era destinato a coloro che si pentono e "si purificano" non più col "sangue di pecore" (…) o con offerte di fior di farina, ma "nel sangue e nella morte di Cristo.25

Pertanto per Giustino il pentimento e la purificazione dei peccati, resa possibile con il sangue di Cristo, sono strettamente collegati, non possono esistere l'uno senza l'altro. Giustino spiega bene questo concetto con l'immagine delle cisterne rotte. Infatti egli fa capire a Trifone che l'acqua non purifica dai peccati senza una vera conversione interiore:

E’ dunque per mezzo del bagno della penitenza e della conoscenza di Dio, istituito, come proclama Isaia, per l’iniquità dei popoli di Dio, che noi abbiamo creduto, ed ora riconosciamo che ciò che preannunciava era quel battesimo che solo può purificare coloro che si pentono, cioè l’acqua della vita. Invece le cisterne che voi vi siete scavati sono rotte e non vi servono a niente. Che utilità può infatti avere un battesimo che deterge soltanto la carne e il corpo? (Dial. 14,1).26

Sempre in 14,1 Giustino si richiama all'espressione “acqua viva” riportata da Gv 7,37-39 per far osservare a Trifone che il battesimo di penitenza, profetizzato da Isaia, non purifica dal peccato, ma viene purificato solo colui che volontariamente predispone il suo cuore ad immergersi nella morte del Signore. Tale purificazione è resa possibile mediante l'azione dello Spirito Santo, per mezzo del quale Gesù purifica coloro che volontariamente credono in Lui.

Lo stesso Giustino anche in 1Apologia 66,1 connette il verbo lousamέnw all'azione purificatrice del battesimo, per cui il credente che si è convertito a Cristo ed ha fede in lui viene purificato nel suo sangue:

Questo cibo è chiamato da noi eucaristia e a nessun altro è consentito parteciparne eccetto a colui che crede essere vere le cose insegnate da noi e a colui che si sarà bagnato nel lavacro per la remissione dei peccati e per la rigenerazione e che vive nel modo che Cristo ha insegnato.27

In poche parole Giustino vuole dire che chi è puro, lavato dall’acqua battesimale e libero dai peccati, adempie la volontà di Dio vivendo la dimensione interiore-spirituale del sabato, alla stessa stregua di Cristo che compiva la volontà di Dio sulla terra in comunione stretta con il Padre. A tal proposito Daniélou afferma che

risulta dal contesto come la cessazione del peccato debba essere intesa relativamente al battesimo. Cristo è dunque il vero sabato simboleggiato dal sabato ebraico (...). Il vero sabato di cui aveva parlato Isaia, e che consisteva nel “desistere dall’operare il male” (1,16), soltanto in Cristo, cessazione del peccato, si realizza pienamente. Cristo introduce nell’unico sabato di cui i sabati della Legge erano una rappresentazione puramente profetica. Giustino prosegue così e conclude, nell’ambito del cristianesimo, il processo di spiritualizzazione iniziato da Isaia.28

Per Giustino quindi colui che consacra la propria vita a Dio ininterrottamente, disposto a compiere ciò che è conforme al disegno divino, costruisce il tempo della salvezza, il regno di Dio che è un tempo dedito al culto, il vero tempo sabbatico. Il cristiano, così facendo, non fa altro che ricostruire sulla terra il tempo originario dei patriarchi i quali, conducendo una esistenza irreprensibile tutta dedita all’amore di Dio e al suo servizio, non avevano bisogno di osservare il sabato, perché la loro stessa vita era tempio del Dio vivente.

Infatti Giustino, sia in 19,5 che in 23,3, afferma che prima di Mosé non era necessaria l’osservanza del sabato perché i patriarchi, non avendo commesso peccato, erano graditi a Dio:

Ed infatti tutti i giusti sopra menzionati, pur non osservando il sabato, furono graditi a Dio, e dopo di essi anche Abramo e tutti i suoi figli fino a Mosé. 23,3 Guardate gli elementi: non osservano il riposo né il sabato. Rimanete come eravate all’inizio. Se infatti prima di Abramo non era necessaria la circoncisione né prima di Mosé l’osservanza del sabato come delle feste e delle offerte (Dial.19,5;23,3).29

Giustino si rifà in 23,3 non solo all’esempio dei patriarchi, ma anche a quegli aspetti del creato che, pur non osservando il sabato, erano graditi a Dio. Quanto alle genti, cioè ai non ebrei, per Giustino, il pentimento è la condizione sine qua non per la loro fede perché esse, credendo in Cristo, ricevono la loro eredità spirituale anche senza osservare il sabato. Infatti le genti sono gradite a Dio, alla stessa stregua dei patriarchi in virtù della loro fede:

Invece le genti che avranno creduto in lui e si saranno pentite dei loro peccati avranno parte all’eredità assieme ai patriarchi, ai profeti e ai giusti della stirpe di Giacobbe. E anche se non osservano il sabato, non si fanno circoncidere e non osservano le feste, nondimeno avranno parte alla santa eredità di Dio (Dial. 26,1).30

Pertanto per Giustino il tempo inaugurato da Cristo (sabato soteriologico) e in seguito vissuto dai cristiani (sabato interiore soteriologico) richiama, ripristina e continua il tempo originario (sabato eterno), quello vissuto dai patriarchi in piena dedizione al Padre. A tal proposito Daniélou precisa che la vita dei patriarchi

era dunque una festa continua. E questa vita contemplativa, quella dei patriarchi come quella dei cristiani, è lo specchio (…) del beato riposo, del riposo celeste dove, affrancato da ogni servitù terrena, l’uomo potrà contemplare le realtà intelligibili.31

Però per Giustino non è compromessa la salvezza delle genti che, pur avendo creduto in Cristo, hanno di propria iniziativa osservato il sabato: “Ritengo tuttavia che coloro che hanno loro creduto circa il fatto di dover mantenere una condotta conforme alla legge oltre a custodire la professione di fede in questo Cristo si salvino” (Dial. 47,4).32

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SINTESI

 

La presente ricerca si propone di illustrare il pensiero di Giustino sul battesimo sia a livello soggettivo (la circoncisione del cuore) che a livello oggettivo (purificazione dei peccati), per offrire al cristiano la possibilità di rivivere questi due momenti fondamentali del battesimo, in quanto fondanti il “sabato” interiore. Per Giustino il cristiano può pervenire a una vera e propria rinascita interiore solo a due condizioni: se circoncide il proprio cuore e se si pente (livello soggettivo), - il che significa che il cristiano ha deciso di rompere definitivamente i ponti con le inclinazioni peccaminose – e se si purifica dai peccati attraverso il sangue di Cristo, simboleggiata dall'acqua del battesimo (livello oggettivo).

 

Cinzia RANDAZZO

via Lina Cavalieri 104

00139 Roma

e-mail: cinziarandazzo3@libero.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 ECEN (European Christian Environmental Network), “È tempo di agire”. Una nuova sensibilità ecumenica per l'ambiente, in “Aggiornamenti sociali” 59 (2008), p. 772.

2 Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini martyris. Dialogus, p. 90. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 115.

3 ORIGENE, Contro Celso 8,22. Ed. crit. M. BORRET, Origène. Contre Celse, t. IV, Paris 1969, pp. 222-224.

4 Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini martyris. Dialogus, p.90. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p.115.

5 Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 90. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 115

6 E. FERGUSON, Baptism in the early church, pp. 95-147.

7 E. FERGUSON, Baptism in the early church, pp. 204-282.

8 Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 265. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 328

9 GIUSTINO, Dial. 113,6-7. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 265. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 328.

10 GIUSTINO, Dial. 114,4. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 266. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 330.

11 GIUSTINO, Dial. 114,4. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, pp. 266-267. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 330.

12 GIUSTINO, Dial. 23,4. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 108. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 137.

13 GIUSTINO, Dial. 23.4. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 108. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 137.

14 Vedi a tal proposito anche IRENEO, Contro le eresie IV,16,1-2. Ed. crit. A. ROUSSEAU-B. HEMMERDINGER-DOUTRELEAU-C. MERCIER, Irénée de Lyon. Contre les hérésies, pp. 558-562. Trad. di E. BELLINI, Ireneo di Lione, pp. 333-334.

15 GIUSTINO, Dial. 19,3. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 100. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, pp. 128-129.

16 GIUSTINO, Dial. 19,4. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 101. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 129. Vedi a tal proposito anche TERTULLIANO, Contro i giudei, 2,11-13. Ed. crit. H. TRANKLE, Q.S.F. Tertulliani. Adversus Iudaeos, p. 6. Trad. di I. AULISA, Polemica con i giudei, p. 83.

17 Cfr. C. RANDAZZO, Dal sabato protologico al sabato escatologico. La polemica tra il cristiano Giustino e il giudeo Trifone sul sabato nel Dialogo con Trifone, Tricase (Le) 2011.

18 GIUSTINO, Dialogo con Trifone 14,2-3. Ed. crit. M. MARCOVICH, lustini martyris. Dialogus, pp. 92-93. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 119.

19 Il pentimento ha valenza battesimale negli Atti degli Apostoli 2,37-42. Cfr. per questo argomento P.R. TRAGAN, Il battesimo dei cristiani nel Nuovo Testamento. Prassi e significato teologico, in S.A. PANIMOLLE, Battesimo, purificazione rinascita, Dizionario di spiritualità biblico-patristica, vol. 6, Roma 1993, p. 141.

20 AGOSTINO, Esposizioni sui Salmi XCI,2. Ed. crit. Corpus christianorum Series Latina Sancti Aurelii Augustini, vol. XXXIX, Turnholti 1956, p. 1280. Trad. di C. BORGOGNO, S. Agostino d'Ippona. Commento ai Salmi di Lode, Milano 1986, p. 102.

21 Cfr. A. OEPKE, louw, in G. FRIEDRICH-G.KITTEL, GLNT, col 827. Cfr. anche O. CULLMAN, Le baptême des enfants et la doctrine biblique du baptême, Paris-Neuchâtel 1948; A. HAMMAN, Le baptême, Paris 1969, pp. 9-10; G. BARTH, Il battesimo in epoca protocristiana, Brescia 1987; V. SAXER, Les rites de l’initiation chrétienne du II au VI siècle, Città di Castello 1988, pp. 57-64.

22 Per tale concetto, cioè per il simbolismo dell'acqua che purifica chi vi immerge dai peccati, cfr. M. CIMOSA, I bagni rituali degli esseni e l'acqua purificatrice e vivificatrice negli scritti intertestamentari, in S.A.PANIMOLLE, Battesimo, purificazione, rinascita, Dizionario di spiritualità biblico-patristica, vol. 6, pp. 46-63. In linea con Gv. Battista e il movimento battistico, cfr. E. LUPIERI, Il battesimo di Giovanni Battista e il movimento battistico, in S.A. PANIMOLLE, Battesimo purificazione rinascita, Dizionario di spiritualità biblico-patristica, vol. 6, pp. 63-75. Vedi a tal proposito E. FERGUSON, The baptism in the Early Church, p. 60. Egli sostiene che le pratiche battesimali ebree non possono essere prese come l'antecedente diretto per le pratiche battesimali cristiane, tutt'al più come contesto più immediato per il battesimo cristiano vengono esaminati i lavaggi ebrei, i movimenti battesimali e il battesimo del convertito, piuttosto che gli antecedenti greco-romani possibili.

23 E. Dal COVOLO, Sangue del Cristo nel Dialogo di Giustino con Trifone giudeo, in Aa. Vv., Sangue ed antropologia nella teologia, p. 867. Cfr. anche P. PACILLO, Il sangue di Cristo negli apologisti greci. San Giustino, Roma 1982.

24 Ed. crit M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, pp. 158-159. Trad. di G. VISONÁ, Dialogo con Trifone, pp. 199-200. Cfr. anche Dial. 52,2; 53,1; 63,2; 69,2; 76,2. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, pp. 155;156-157;178-179;189;201. Tale concetto ritorna in I Apologia 32,1-7. Ed. crit. Ch. MUNIER, Justin. Apologie pour les chrétiens, Paris 2006, pp. 212-214.

25 Cfr. a tal proposito A. OEPKE, λούω, in G. FRIEDRICH - G. KITTEL, GLNT, vol.VI, Brescia 1970, col. 827. Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 90. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 116.

26 Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p. 92. Trad. di G. VISONÀ, Dialogo con Trifone, p. 119.

27 Ed. crit. Ch. MUNIER, Justin. Apologie pour les chrétiens, pp. 304-306. Trad. di C. BURINI, Gli Apologeti greci, pp. 146-147.

28 J. DANIÉLOU, Bibbia e liturgia, la teologia biblica dei sacramenti e delle feste secondo i Padri della chiesa, Milano 1958, p. 315.

29 Ed. crit. M. MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, pp. 101.108. Trad. di G. VISONÁ, Dialogo con Trifone, pp. 129.l37.

30 Ed. crit. M.MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p.112. Trad. di G. VISONÁ, Dialogo con Trifone, p. 141.

31 J. DANIÉLOU, Bibbia e liturgia, pp. 331-332.

32 Ed. crit. M.MARCOVICH, Iustini Martyris Dialogus, p.147. Trad. di G. VISONÁ, Dialogo con Trifone, p.187.